La foto ingiallita

A breve, l'uscita del libro di Riccardo Humbert, per le edizioni "Il Graffio" di Borgone.

Sul comò di una casa di Exilles, è appoggiata, sui suoi ruvidi bordi fotografici degli anni Quaranta, la foto di due ragazzi con un lungo camice bianco. Si tratta di Ezio Humbert e di Piero Boido, entrambi studenti di medicina del terzo anno. Sono all'Ospedale Militare di Torino e ben presto si daranno alla macchia raggiungendo le rispettive abitazioni. Nella Valle della Dora Riparia il primo e nell'Alessandrino il secondo.
Prima di lasciarsi, però, suggellano un patto: si sarebbero rivisti il 15 agosto dell'anno successivo sotto l'orologio della stazione di Porta Nuova, nella speranza - poi avveratasi - che la guerra fosse già finita. Ci andò solo Ezio, poiché Piero era stato fucilato dalle brigate nere di Muti.
Da sessant'anni quella foto è appoggiata su quel comò e oggi, e per tre lunghi anni, il figlio di Humbert ha raccolto e registrato i racconti del papà per scrivere un libro che rappresenta un dialogo virtuale tra padre e figlio tenuto durante una sera di fine estate sull'altopiano del Sapé, sopra Exilles. Si tratta della storia di un partigiano che, senza enfasi e senza retorica, vive i suoi due anni più duri della sua vita, tra neve, freddo e paura. Per sé e per i suoi genitori.

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